Il professionista del futuro nell’era della complessità
Negli ultimi anni, ho dedicato tempo sia come studente sia come formatore nel campo della formazione. In questo periodo, ho notato un crescente divario tra i trend tecnologici in rapida evoluzione e l'offerta formativa, specialmente quella accademica. Il settore dell'Information Technology ha vissuto cambiamenti imprevedibili, creando complicazioni che l'istruzione tradizionale fatica ad affrontare, spesso incapace di rispondere alle sfide reali che richiedono confronto e pratica.
Allora, come dovrebbe essere plasmato il percorso di un professionista in vista di un panorama mutevole, sia dal punto di vista teorico che pratico, considerando l'inevitabile sfumatura dei percorsi di apprendimento lineari? L'ascesa delle connessioni virtuali e l'aumento esponenziale dei dati provenienti dai social network, dai sensori intelligenti e dai sistemi aziendali costituiscono la base dell'attività di vari settori, dall'industria tradizionale alle start-up, dalle PMI alla pubblica amministrazione. Questo scenario è definito dagli esperti come "era della complessità". I flussi globali di informazioni, generati da dispositivi che traducono in linguaggio binario qualsiasi entità dinamica, creano intrecci tra componenti materiali e immateriali, alimentando circuiti di feedback positivi tra elaborazione delle informazioni e potenza di calcolo.
Questa rete di "trama della realtà" è alla base della crescita delle interdipendenze multi-scala tra agenti individuali e collettivi, oggetti materiali e immateriali ed eventi che si sviluppano attraverso interazioni generate dai flussi informativi. Emergono così caratteristiche dinamiche connesse, richiedendo riflessioni per individuare principi operativi e strategici adeguati, sebbene non esaustivi.
Da una prospettiva tecno-economica, ci troviamo in un contesto in cui forze emergenti stanno creando strutture multi-scala, poiché sono chiamate a rispondere a sfide in molteplici ambiti disciplinari, dovute alla crescente complessità dei prodotti, che sono diventati multitecnologici e richiedono conoscenze in continua espansione. Le interdipendenze globali amplificano le pressioni competitive, con un costante "upscaling" causato dalla competizione globale tra conoscenze e output materiali e immateriali, favorita dalla stessa "trama della realtà".
Queste interdipendenze globali hanno rilevanza anche in contesti di conflitto strategico e militare, come dimostrato dalla guerra in Ucraina. In circostanze paradossali, i Paesi coinvolti nel conflitto intrattengono transazioni commerciali come il transito del gas russo. Questi schemi si riflettono anche nelle controversie tra Stati Uniti e Cina, che si confrontano in scenari strategici nell'Estremo Oriente ma sono al tempo stesso profondamente interdipendenti in ambiti commerciali, finanziari, scientifici e accademici.
Questa complessa interconnessione definisce un panorama in cui emergono nuovi attori che utilizzano strumenti efficaci per raggiungere le proprie strategie. Attori emergenti, a partire da personalità come Steve Jobs, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos ed Elon Musk, che hanno creato entità globali da iniziative quasi individuali, fino a figure chiave nel mondo finanziario come Larry Fink e Jamie Dimon, dimostrano il potere delle leve strategiche che il potenziale tecnico-scientifico offre.
Questa "era della complessità" è caratterizzata da interazioni multiple tra sottosistemi sociali, economici, tecnico-scientifici e politico-culturali. I confini disciplinari si fanno permeabili, consentendo un costante flusso di informazioni. Questa variabilità comportamentale genera sistemi adattativi complessi, con comportamenti emergenti derivanti dalle interazioni multiple. Tuttavia, questa complessità comporta anche una vulnerabilità sistemica, poiché piccoli eventi possono scatenare effetti a catena e punti critici nell'evoluzione del sistema.
Di fronte a questo scenario, è essenziale adottare un approccio "biologico" al management, che riconosca le interconnessioni tra comportamenti locali e comportamenti globali, individuando leve che innescano effetti a livello macro da azioni locali. L'umiltà è fondamentale, riconoscendo che nessuna soluzione è perfetta. Questo richiede la capacità di adottare molteplici prospettive, come una libellula con il suo apparato oculare complesso.
In questo ambiente di incertezza, è necessario adottare una mentalità di apprendimento continuo e di esplorazione costante. Le soluzioni non possono essere universali e permanenti, ma devono adattarsi alle circostanze mutevoli. Soprattutto, bisogna abbracciare l'idea di "progettare la varietà" per affrontare l'ambiente mutevole e ridurre la vulnerabilità agli eventi imprevisti.
In conclusione, l'era della complessità richiede un approccio flessibile e adattivo, in cui le connessioni tra sottosistemi e le sfide emergenti siano affrontate con curiosità, umiltà e agilità. Solo così gli individui, le imprese e le organizzazioni possono prosperare in questo mondo interconnesso e in continua evoluzione.
Il contributo del McKinsey Global Institute (MGI, 2020b) offre spunti interessanti sull'intentional learning. L'apprendimento non può essere passivo, ma richiede un "growth mindset" che favorisca la crescita continua. Un dialogo interno costante spinge all'arricchimento. Alimentare la curiosità è cruciale, poiché ispira e sviluppa l'abilità nell'acquisire conoscenze, promuovendo l'auto-determinazione nell'apprendimento. La collaborazione multidisciplinare aiuta ad affrontare le sfide. La complessità richiede pensiero sistemico e nuovi approcci formativi basati su esperienze interessanti altrove.
L'era digitale fornisce Big Data dai social network, sensori, log informativi e digitalizzazione della conoscenza. L'analisi dei Big Data rivelerebbe informazioni e tendenze, supportando decisioni migliori. Le sfide future richiedono servizi professionali sofisticati, integrati, personalizzati ed accessibili a costi inferiori. Nuove tecnologie e conoscenze cambiano le prestazioni. Il professionista del futuro deve padroneggiare il digitale, offrendo servizi su misura e adattandosi ai cambiamenti competitivi.
Il professionista assume un ruolo centrale nella società post-industriale della conoscenza, con competenza, esperienza ed etica. La professione deve adattarsi al digitale e favorire nuovi modelli di erogazione. Si richiede cambiamento di mentalità, regole e politiche di incentivazione. Le professioni devono abbracciare il digitale, adottare modelli organizzativi coerenti e basare il lavoro su reputazione e certificazioni. La sorveglianza digitale solleva questioni di privacy e resistenza.
Le competenze trasversali, come creatività, pensiero analitico e resilienza, sono fondamentali. Il lavoro da remoto apre opportunità globali per chi possiede competenze adatte. Il cambiamento richiede guida da esperti. La modalità di attrazione verso il lavoro cambia la dinamica del mercato del lavoro. Le regole cambiano e richiedono adattamento.
In sintesi, l'apprendimento attivo e continuo, l'adattamento alle tecnologie digitali, la collaborazione multidisciplinare e l'acquisizione di competenze trasversali diventano fondamentali per affrontare le sfide della società in evoluzione. Il professionista deve adattarsi ai cambiamenti, abbracciare il digitale e cercare l'assistenza di esperti per guidare nel nuovo scenario del mercato del lavoro.
Letture consigliate
Il futuro delle professioni. Come la tecnologia trasformerà il lavoro dei professionisti di R. Susskind, D.Susskind e Rubbettino,
Il futuro delle professioni in italia
Le professioni del futuro a cura del Gruppo di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza
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Globalization and Pandemics - Pol Antràs, Stephen J. Redding e Esteban Rossi-Hansber
Formicai, imperi, cervelli. Introduzione alla scienza della complessità - Alberto Gandolfi
The “new normal” in US-China relations: Hardening competition and deep interdependence